C’è sempre un ambito in cui essere un Rookie*.
Anzi credo sia propedeutico uscire dalle proprie certezze e rimettersi in gioco. E’ il caso del Local™ (al secolo Filippo Contardi) e dello Scout (Cristiano Andreani) due “ragazzi” che se la giocano davvero bene nelle loro specialità. Ma cosa succede quando ad uno dei due viene proposto un orto? Ci si prova, insieme, come nuova sfida in cui esprimersi. Non poteva che essere così. Non ve la voglio fare troppo lunga, ma per uno che disegna a grafite e vettoriale, mangiare un insalata auto prodotta è davvero una cosa di una bellezza unica. Poi si sa, il rookie paga pegno. Ma pazienza. Questo fa parte del gioco.
Ovviamente ci siamo scelti un nome e quindi una sintesi grafica, che non poteva mancare. Si, dai. Va bene. Se fate i bravi vi facciamo assaggiare qualcosa.
*Il termine inglese rookie viene utilizzato in genere negli sport statunitensi per indicare i giocatori che militano nelle varie leghe per il primo anno, cioè gli esordienti. Il significato si può estendere anche ad altri campi per analogia e può essere interpretato in linguaggio “slang” come termine dispregiativo o offensivo al pari dei nostri “matricola”, “mezza cartuccia”,”pippa”, “sega” o equivalenti più volgari.In genere i rookie vengono scelti nei draft, il processo di selezione che mette a disposizione i giocatori per le squadre che hanno diritto alle scelte, provenienti dalle scuole, college o high school. Alla fine di ogni anno viene di solito scelto il Rookie of the Year, ossia la migliore matricola, in base al voto popolare.