Sir Robert Stephenson Smyth Baden-Powell, primo Barone Baden-Powell di Gilwell
Per tutti gli scouts del mondo è semplicemente BP. Un simpatico vecchietto in uniforme scout con il sorriso di chi ha fatto della sua curiosità e della sua intraprendenza la chiave del suo successo. Ha costruito un progetto che oggi coinvolge 52 milioni di scout in tutto il mondo, utilizzando dei cardini che proprio oggi, in tempo di COVID-19, si rivelano essere fondamentali. Vita all’aria aperta, imparare facendo, rispetto per te stesso e per gli altri e la tua crescita individuale sempre legata alla tua comunità, ma questa è storia nota.
Quello che invece non molti sanno è che Robert non era proprio un ragazzo modello, perlomeno nell’aspettativa di un rampollo di una famiglia borghese, seppur caduta in decadenza. Il richiamo di tutto ciò che era fuori fu sempre più forte che quello dei quaderni e della classe.
Il suo segreto indubbiamente fu quello di saper capitalizzare le sue avventure di monello e credere che le sue passioni non fossero perdite di tempo ma beni da coltivare. Le fughe sul fiume, le mimetizzazioni per nascondersi dai professori, le lezioni di teatro e di canto, tutto fu scritto e disegnato su dei quadernetti che nobilitati e sintetizzati divennero “scouting for boys” un manuale inizialmente pensato per gli ufficiali dei suoi reggimenti ma che vide la sua definitiva evoluzione in capo civile e sociale, proprio su richiesta di Edoardo VII che seppe riconoscere in lui “l’uomo giusto”: “…di buoni soldati ne posso trovare tanti, ma di buoni educatori, no. Resta in Inghilterra e prova questo scautismo per i ragazzi dei sobborghi londinesi”.
Credo che BP ebbe oltretutto il grande merito di saper trasformare i romanzi d’avventura (Kipling, Salgari, Stepehenson) in vita reale, con lo scopo di imparare giocando! Il massimo per dei ragazzini.
Era BP un disegnatore? Ufficialmente no. Prima soldato, poi ufficiale, poi fondatore del movimento scout, scrittore, animatore, trapper che seppe trovare nel disegno e nella scrittura il modo di “tenere a mente” ciò che la sua mente super-creativa costruiva con un triplice scopo: visualizzare, annotare e raccontare, tre elementi tipici di chi vuole essere innanzi tutto un comunicatore.
Altro elemento fondamentale che l’esperienza di BP ci insegna. Pensare che la propria vita possa avere un solo “mestiere” è un modo errato e riduttivo di visualizzare la propria strada. Una delle nostre passioni potrà diventare mestiere, ma tutte le altre continueranno ad alimentare la propria necessità di coltivare la curiosità e la necessità di vivere le esperienze, possibilmente con buoni compagni di viaggio.
I disegni di BP ci insegnano anche un’altra cosa fondamentale: l’illustrazione è un linguaggio specifico che troppo spesso viene visto come orpello estetico alla scrittura e che invece ha una capacità irriproducibile dalla scrittura: l’immediatezza e il fatto di non dover essere alfabetizzati per poterla comprendere. L’illustrazione, nella sua apparente semplicità apre l’immaginario, non lo limita.
Il mio consiglio ovviamente è quello di leggere “Scouting for Boys” perchè con gli evidenti limiti che oggi la sua veneranda età evidenzia, rimane un libro (un taccuino, a voler essere precisi) che apre l’immaginario e spinge a provare con mano, le esperienze. Rimane valida e immutata l’idea originaria: per crescere bisogna affrontare i propri limiti, con l’idea rivoluzionaria che si possa imparare facendo, che si possa costruire un percorso personale in una vita di comunità.