È stato un periodo molto intenso di disegno e di scrittura. Grazie a due lavori in particolare, ho potuto sperimentare l’illustrazione digitale con iPad e Adobe Fresco. Il primo lavoro legato a un progetto di Filo Local Contardi (uno dei Rookie) che finisce di cui dovrà rimanere il giusto tributo e il secondo, un nuovo marchio, che mi ha impegnato parecchio in fase di sviluppo del concept. Entrambi saranno presentati nelle prossime settimane. Ho così re-introdotto il disegno “a mano” (e non quello vettoriale”) nei miei lavori. Qui di seguito vi mostro uno dei bozzetti che non è stato scelto, ma che in qualche modo deve comunque uscire per fare il suo lavoro di raccontare un luogo e forse le sensazioni che quel luogo richiama. Non aggiungo altro, spero vi piaccia.
The Blues Brothers, una pellicola del 1980 vista per la prima volta da bambino al cinema Ducale di Urbino. Uno di quei rari film che ti offre qualcosa ad ogni età da cui lo osservi. John Belushi e Dan Arkroyd, una coppia dello spettacolo, una miscela perfetta nella tradizione delle coppie di cui non capisci mai bene chi è la spalla di chi. I co-protagonisti del film? Una lista di musicisti e guest stars da mettere paura a qualsiasi mega produzione hollywoodiana. Un film che somiglia alla storia che racconta. L’incrocio di stili e l’ironia di una comicità all’americana che ci manca davvero? La cometa Belushi? Una storia di rivincita e talento da spaccare i cuori, seppur politicamente scorretta nei modi. Il fenomeno dei fratelli Blues nato ben prima del film? La dodge monaco “modificata” della polizia targata BDR 529 ILL scambiata con la “Cady”? I ray-ban più venduti della storia? Un film che oggi è anche storia del costume, della musica e della grafica anni 80. C’è da perdersi.
Insomma. Non se ne viene fuori e come sempre accade per i propri miti (e questa storia mito lo è) riuscire a mettere su carta qualcosa di sensato non è facile. Nel progetto Garage73 non poteva mancare la Dodge Monaco della Polizia che da simbolo del massimo machismo americano diventa, divelte le sirene e strappati gli stemmi, il simbolo della purezza della missione, della rivolta, della vera giusta causa e della disobbedienza quando necessaria.
Allora ho voluto ritrarla così. Fuori dal carcere di Joliet, in attesa che i Fratelli Blues si ricongiungano, all’inizio di un poema epico cavalleresco in salsa blues. Non potevo non lanciare questo poster sui BB proprio oggi, una calda domenica di agosto in cui a Pesaro, in piazza del Popolo, proietteranno il film in versione rimasterizzata e integrale, con intervista in diretta da Los Angeles, con John Landis, regista di questa pellicola ed altre mitiche. Credo sia la 200esima volta che lo rivedo, per dire.
Non sarà l’unico poster in cui tratterò il tema, sia chiaro. È un film troppo ricco per non ricavarne almeno un trittico. Questo poster sarà disponibile in formato 35×50, 50×70, 70×100 e 100×140.
Si è soliti pensare che il brand sia “solo” un logo, un elemento esteticamente gradevole per abbellire l’insegna della propria attività ma il mondo dell’identità di marca (brand identity) è molto più complesso, sottile e determinante nel successo di un’impresa.
Il naming. Trovare il giusto nome per la propria attività prevede già una progettazione complessa poiché al tuo nome verrà associata la tua reputazione professionale, ma anche lo stile di quel nome e della marca visiva che sceglierai la determineranno, e andare fuori fuoco in questi casi, è molto facile.
Lo stile grafico. Le parole hanno suono e forma. Ogni parola varia il suo significato e la sua forza a seconda di come la si veste, un po’ come una parola sussurrata o urlata: MAIUSCOLO, minuscolo, corsivo, light o bold, piccola o grande la parola assume l’identità di marca come logotipo, spesso accompagnata ad una piccola descrizione (slogan o pay-off).
Con Farcita (un progetto molto “avanti” in terra pesarese) provammo a rappresentare un’attività di bottega derivata da uno street food tipicamente inglese, la baked potato, nobilitato però da ingredienti ricercati e ben assortiti in un contesto di self service per coperti e bibite, proprio in zona mare. Il lettering callligrafico derivato da uno stile tipo-grafico molto in voga in Italia negli anni ’40 e ’50 (periodo in cui anche fare insegne era considerato un’arte fondamentale) è sinuoso, elegante ma forte e ben leggibile, mentre il pay-off strizza l’occhio all’aspetto più commerciale. La scelta del nome è venuta dopo un lungo ragionamento che ci ha portato a scegliere di usare la parola che aiuta a descrivere la baked potato in italiano: <È una patata farcita cotta al forno!”. Farcita è una parola breve ed incisiva con un bel sound scandito in 3 tempi: Far/ci/ta. Facile da ricordare e chiara per comprendere o descrivere la storia.
Peccato, poiché il locale ha avuto storia breve, ma le variabili per il successo di un’attività sono diverse e non sempre favorevoli.
Garage73 design dept è uno dei progetti a cui sto lavorando in questo periodo. Una raccolta organizzata delle mie “macchinine” che credo per altro siano state i primi soggetti in assoluto dei miei esordi da disegnatore. Complice anche il lock down, ho rimesso mano a decine di disegni delle mie auto del cuore, o meglio, quelle che secondo me hanno segnato il mio immaginario, inserendole in dei contesti e in associazione con altri mezzi mitologici. A ogni mezzo appartiene una piccola storia che cercherò di raccontarvi perchè la necessità di raffigurare ha sempre piccole radici interessanti da scoprire. l risultati avranno forma di poster, t-shirt e altre chicche, tutte rigorosamente in tiratura limitata.
Ci saranno il maggiolino vw, la mini, il land rover, il ford pick up e altri pezzi da ’90.
(in foto, la mitica gippina del Local, una suzuki sj 410, con gli immancabili surf per la sua free school per neofiti. Probabilmente c’è anche lo skate, ma non si vede e sopra la Sberla™ il prototipo di una e-bike super vintage a cui stiamo lavorando da un po’ di mesi)
Altro giro, altro regalo! In stampa anche i primi 3 poster 70×100 della serie GARAGE73, l’inizio di una lunga serie di poster con le mie elucubrazioni grafiche. FAR, un poster dedicato al mitico Ford Transit, agli spazi aperti e alla libertà. Poi c’è il FUCK TR*MP già raccontato in un altro articolo e quindi il TRACKS, un omaggio a due mezzi speciali: il beetle e la raleigh chopper… tutta roba anni 70.
Per ordini e informazioni: cristianoandreani1973@gmail.com
Sia chiaro. Disegnare caratteri é un altro mestiere. Ma un lettering é possibile, soprattutto quando la necessità é quella di trovare le giuste forme per raccontare un tuo cliente. Ingemar “el rubio” Girolomoni é un professionista nel mondo delle attività che riguardano la cura di un corpo d’atleta (body mechanics) e anche molto altro a dire il vero, andate a cercarvi un po’ di info, se volete.
Qui la questione era rappresentare bene il suo nome con un personal brand che parlasse chiaro agli atleti di crossfit e di tutte le discipline sportive che richiedono un’estrema cura nella preparazione psico fisica.
Nel mondo delle palestre si usano lettere stencil molto muscolari, spesso provenienti dal mondo militare, che in realtà però hanno origini nel mondo del lavoro e del trasporto, scritte che potessero essere verniciate con delle maschere e un barattolo di colore. Anche la Bauhaus curò un carattere stencil (Joschmi) progettato da Joost Schmidt, per dire.
Ecco “ingemar” il lettering per comporre il personal brand di Inge. Vi piace?
Ci sono luoghi che rimangono impressi come foto. Con quel taglio, quell’ inquadratura, quei colori. Ci sono luoghi che si legano indissolubilmente alle persone o ai pensieri con cui li hai visitati. Sono colpi di fulmine, che rimarranno come appunti nella tua memoria e ti faranno dire di aver visto, viaggiando lungo la strada, dei posti unici e bellissimi. Ho provato a fissare i primi quattro. Spero vi piacciano. A breve saranno disponibili anche come poster, in formato 80×40, per dire.
Continua la quarantena e continuo a riaprire vecchi files a cui cerco di dare una rinfrescatina. 6 frames che inquadrano 6 momenti ben precisi. Il carretto americano dell’hotmilk garage. Non l’avevo e quindi lo disegnai, un oggetto mitico visto solo nei film americani, l’inizio della carriera di un wheeler in salsa USA. Bellissimo. La boccetta della salsa piccante di ElectricaSalsa, un progetto che non ce la fece, dedicato almondo delle icone che comunque ho continuato a disegnare, per fortuna. Il triciclo, l’inizio in salsa Bella Italia. Il giglio Chil disegnato per gli scout del c.n.g.e.i. a rappresentare il gruppo di comunicazione che rivoluzionò per un periodo la comuniczione cartacea dell’associazione. Il plurilame di zerokw, il primo tentativo di agenzia. Anche qui il succo è rimasto. In ultimo la Camaro dell’Hotmilk Garage, la stampammo sulle shopper per comunicare il prossimo trasloco. Uno dei tanti, non l’ultimo. Il prossimo, non appena questa quarantena si concluderà.
Ultimamente mi capita spesso di dover metter mano a vecchi archivi per trovare file paleozoici necessari ad aprire nuove commesse. Inevitabilmente si incappa in cose dimenticate, come in questo caso. Un lavoro su commissione di cui ricordo poco o nulla. Una illustrazione vettoriale decorosa e un’onesto lettering per una vetrina. Dai, tien botta nonostante il tempo.
Fare comunicazione visiva è una responsabilità e questo PPDD lo spiega molto bene. Una comunicazione visiva che è una responsabilità perchè va ben oltre al motivo per cui la si produce. La responsabilità del bello, dell’efficace, del non scontato, dello sfidante è un elemento che nella vita pop di tutti i giorni si sta perdendo poichè il linguaggio commerciale deve essere facile, scontato, gretto e deve impigrire piuttosto che arricchire.
Francesco Frankie Manocchio questo lo sa perchè lo fa e perchè lo propone fuori dalle zone di confort. Riporta il visual design dove deve stare.
The life of a designer is a life of fight: fight against the ugliness.
Ecco cos’è il progetto PortaPiana Design District… potevo non dire di si?
Portapiana Design District è un progetto che parte dal basso e che mira a dare una nuova identità ad alto valore estetico ad uno dei quartieri storici della Città di Cosenza: Portapiana.Il progetto si avvale soprattutto di collaborazioni esterne, su invito o spontanee, in modalità gratuita con Artisti, Street Art Artist, Doodlers, Writer, Type Designer, Grafici, Illustratori, Fotografi e persone che ruotano nell’ambito della Comunicazione Visiva. PPDD è un’idea atta a contenere e coordinare tutta una serie di attività che si svolgono all’interno del quartiere Portapiana e che ad esso possano portare tanto visibilità, espressa in termini di self promotion, quanto benefici territoriali e di conoscenza del luogo.