








Vado in moto da quando ho 14 anni (anche prima se conto i giri in moto con mio babbo) è la prima volta che mi faccio un casco customizzato.
Per chi disegna non è mai facile aversi come cliente… troppo esigente, troppe possibilità, troppo regola del calzolaio con le scarpe bucate. Ma questa volta, complice anche la fine di un digiuno da moto di 4 anni, ho deciso fosse ora di giocarci un po’ e così andando a cercare nei miei trip ho ritrovato un mondo che ho osservo da tempo con molta curiosità: I motorcycle club Giappo tipo Bōsōzoku.
Le loro officine, i loro shop, fatti da persone che hanno una gran cultura in fatto di vintage graphics in salsa americana, di moto scrambler, brat, cafè & trackers customizzate condite da un gran gusto tutto nipponico che in generale, riesce a rendere tutto molto cool senza mai essere fine a se stesso, rimescolando la street culture, la tradizione e il vintage occidentale con grande misura.
Ovviamente i caschi di questi ganzi si richiamano a quel periodo in cui le cose si facevano a mano, un po’ vernice, un po’ pvc stickers. Non troverete una t-shirt, un trucker cap, uno sticker o un serbatoio men che curati e ogni grafica ha un suo perché.
Di base è una filosofia che si rifà al concetto di pensare le grafiche fatte per funzionare, per raccontare qualcosa, per essere prodotte senza sbagliare troppo, disegnate a mano, un pre mela”c” fatto di serigrafie, pennelli fatti con peli d’orecchio di bue e buona musica in vinile come sottofondo, by night.
Quindi.
Casco jet, rigorosamente bianco, linea pulita, retrò.
Sulla fronte il logo SBERLA STRAIGHT & FAST (il passato recente) un pezzo di storia delle mie varie metamorfosi d’identità e di castelli in aria. È un evidente richiamo alle label in latta dei mezzi meccanici da lavoro, sul naming manco a dirlo: Sberla. dritta e veloce. Quelle che abbiamo preso, quelle che avremmo dovuto prendere e anche quelle “alla Bud” che avremmo voluto dare… Sul lato sx, in basso, una sticker graphic che facendo l’occhiolino all’abusatissimo stile di Mr. Glaser, recita LOVE UNDERDOGS, un mood, un partito preso: amo i perdenti, i venuti dal nulla, gli sfavoriti. I veri miti, quelli che non si arrendono mai. Mi sento uno di loro.
Lì vicino, non per caso, il mio monogramma a forma di timbro postale: disegnare le idee è importante, è il mio lavoro.
Sul lato dx KAME HAUSU MOTORCLUB 1973 con racing flag, un gioco d’immaginazione, un luogo che vorrei, con sede sociale nella casa di uno dei miei personaggi preferiti di sempre a pari merito con Wile e Coyote e cioè Muten, Il Maestro Tartaruga, poi vi dico. No dico, ma vi immaginate un Motorcycle Club così!? Spettacolo. A fianco c’è SUGO™ (il futuro possibile) un’idea definitiva, una direzione, di cui non voglio dire troppo, ma sognare non costa quasi nulla, porta ossigeno al cervello e ci guida verso nuove possibilità.
Sul retro, in alto un piccolo label: GRAPHIC REPAIR SHOP 24H, che è un po’ il mio mood. Recuperare vecchie grafiche, da studiare e ridisegnare e poi da far rivivere in nuovi utilizzi, possibilmente a forma di sticker o t-shirt. Una passione, insomma.
Torniamo a Muten, il mitico Maestro Tartaruga, genio e sregolatezza, scorretto, fuori dall’ordinario, comico, irriverente, un personaggio che irrompendo in un post pranzo di fine anni 80 su italia1 ha spazzato via l’idea stereotipata dei cartoon “per bambini” buono buono cattivo cattivo, del Maestro Buono Austero Saggio Serio Orientale senza Macchia né debolezza. Muten rappresenta il mio ideale di maestro: competente, informale, con le sue debolezze e le sue innegabili passioni, apparentemente senza vergogna e si.. anche un gran figo. Ecco, da vecchio voglio essere come lui. Io l’ho sparato su una bandiera nipponica, come la moto su cui indosserò l’elmetto.
Ovviamente il tributo è anche al giappone, terra incredibile che prima o poi dovrò visitare e poi a chi quel personaggio lo ha pensato e disegnato: Akira Toriyama. Quando vidi le foto del suo tavolo da lavoro strapien di fogli, matite, tazze, libri e modellini… sono impazzito. Disegnare, giocare, stare nel proprio immaginario e farloda vero king. Senza ipocrisie, con la voglia di giocare.
Il casco l’ha preparato AEROWORK un customizer pesarese che davvero fa dei pezzi unici per piloti ben più performanti di me, ma del resto, se devi fare le cose… tanto vale farle meglio.