“THE CAR” POSTER

In Italia uscì come “la macchina nera” ma il titolo originale -al solito- era più forte e narrativamente parlando perfetto: “the car” un film del 1977 diretto da Elliot Silverstein giustamente annoverato tra gli horror e Ingiustamente trattato come un B-movie scomparve presto dalle nostre memorie, ma a mio parere, questa pellicola merita ancora oggi la giusta attenzione, senza dover per forza misurarla con altre del periodo, come “Duel” (1971, regia Steven Spielberg) o “Christine, la macchina infernale” (1983. John Carpenter su racconto di Mr. King). La Lincoln Continental Mark III demoniaca progettata -manco a dirlo- nel garage di George Barris (general lee, Red tomato, A-team van, coyote, etc.) è protagonista assoluta di un film in cui sacro e profano, road movie e horror convivono alla grande.

Questo poster sarà presto disponibile sul sito http://www.mymonkeys.it insieme a molti altri pezzi disegnati dal sottoscritto.

Dall’alto.

Ho pensato a lungo se farlo. Poi mi sono detto che in questo periodo di cose troppo brutte, una briciola di bellezza non può certo far male e poi , a una certa, devi ascoltare la pancia e andare. Oggi Pesaro è stata proclamata Capitale della Cultura 2024, una grande opportunità in un momento orribile, perché solo la cultura potrà salvarci da questa nebbia di cattiveria, di ipocrisia e di presunzione.

La cultura è un valore che la treccani definisce ” l’insieme delle cognizioni intellettuali che, acquisite attraverso lo studio, la lettura, l’esperienza, l’influenza dell’ambiente e rielaborate in modo soggettivo e autonomo diventano elemento costitutivo della personalità, contribuendo ad arricchire lo spirito, a sviluppare o migliorare le facoltà individuali, specialmente la capacità di giudizio.” (qui trovate il resto)

Credo che la cultura sia anche amore per ciò che impari a riconoscere come essenziale e l’esigenza che ne consegue di trasmettere ad altri quel “bello” che ci circonda o meglio ancora di permettere ad altri di aumentare quel patrimonio che permea tutto… “quanto concorre alla formazione dell’individuo sul piano intellettuale e morale e all’acquisizione della consapevolezza del ruolo che gli compete nella società”.

Daniele Tagliolini per esempio era così, sapeva riconoscere la cultura e anche le persone che grazie al suo supporto avrebbero potuto raccontarla. Daniele se n’è andato troppo presto ma ci ha lasciato un modello che noi possiamo e dobbiamo imitare per continuare su quella strada che dev’essere lastricata di cultura e non solo di buone intenzioni e che ha bisogno dell’opera di tutti noi che restiamo.

La cultura è quella luce estiva del tramonto che ammorbidisce i colori dopo una giornata di calura, ma è anche una persona che ha trovato il suo ruolo nel mondo… tanta roba.

Lungo la Strada è uno di quei progetti in cui aveva visto qualcosa, qualcosa che neppure lo stesso autore e sottoscritto aveva potuto immaginare. Tutto doveva iniziare al Peglio, a casa sua. E allora il mio impegno e che da lì cominci e ora che guardo la torre campanaria che avevo disegnato un paio d’anni fa, mi accorgo che quell’omino che sale la scala per prendere la luna con le mani mi ricorda qualcuno.

Ciao Daniele.

Prove colore.

garage73

Settimane impegnative, nuovi progetti da valutare, nuove collaborazioni da mettere in atto, mentre i progetti nel cassetto, quelli che ancora non hanno trovato una loro collocazione, ti chiedono attenzione, pretendono che tu valuti se 1) valgono qualcosa e 2)se agli altri potranno interessare e 3) cosa fondamentale, in che forma. E quella attenzione gliela devi perché ci hai investito del tempo e loro come te ci hanno creduto.

Allora ecco che giunge l’ora di riprendere uno dei tuoi vecchi file, con tatto, con delle pinze li riappoggi sul tavolo di lavoro per provare una nuova variante colore, un formato, una spruzzata di impaginazione. Questo che vedete è uno di quei file, restaurato senza super bonus. Ora siete più rilassati e potete riprendere con l’anormale amministrazione.

I miei clienti non sono normali

Far, impresa edile. Perché un’impresa edile dovrebbe usare un furgone vintage in salsa “un mercoledì da leoni” per farsi pubblicità? Beh, ci sono tre motivi principali, il primo: nessuno l’ha mai fatto qui in zona, accostare il proprio brand ad un mood, ad uno stile di vita. Il secondo: raccontare l’approccio alle cose, al buon gusto, alla voglia di fare del bello funziona quasi sempre in pubblicità, non parli di quello che fai ma del risultato di quello che fai, insomma, senza bisogno di mettere mattoni e cazzuole puoi dire di essere uno in gamba in edilizia. Terzo ed ultimo motivo: è un pazzo, ma un pazzo che fa le cose per bene. Amen.

La narrazione illustrata.

didascalie illustrate

L’illustrazione (in questo caso in “flat” vettoriale”) è un elemento fondante del racconto, soprattutto in ambiente digitale, dove l’elemento visivo è parte dell’identità di marca (brand identity) potendo rappresentare il tono di voce e il sapore e i soggetti cardine che in un testo potrebbero perdersi. Il bilanciamento tra il narrato visivo e quello scritto determinano anche un’immediatezza di lettura che se opportunamente equilibrato può aumentare le proprie sfumature espressive. L’illustrazione flat si presta inoltre all’animazione, aggiungendo quindi la possibilità del gesto e del movimento, altri elementi determinanti per catturare l’attenzione di chi guarda.

Triglia di Bosco.

Triglia -al secolo Roberto Dormicchi è un appassionato di cucina, non un “semplice” chef e sapete perché? Perché è curioso, preparato nel suo mestiere e non si accontenta di fare (e farlo bene). Quello che fa lo insegna e lo comunica, facendo leva sul suo background e sul nostro territorio, che poi forse, alla fine… è la stessa cosa. Qui sotto una cosetta che mi ha chiesto da inserire nei suoi pacchi di Natale. Ah, una cosa fondamentale: l’ho conosciuto grazie al trio di happennino. Perché le cose non succedono mai per caso, ma per passione e curiosità di qualcuno.