Se il cibo è buono la gente torna, se l’oste è simpatico la gente torna, se si sta bene la gente torna, se racconti una storia credibile la gente torna. Se tutto questo c’è, serve un buon brand per non farlo più scordare.


















































































Se il cibo è buono la gente torna, se l’oste è simpatico la gente torna, se si sta bene la gente torna, se racconti una storia credibile la gente torna. Se tutto questo c’è, serve un buon brand per non farlo più scordare.
Re-branding e identità visiva di uno dei locali più interessanti di Pesaro. Ecco qualche immagine, vi piace?
Si è soliti pensare che il brand sia “solo” un logo, un elemento esteticamente gradevole per abbellire l’insegna della propria attività ma il mondo dell’identità di marca (brand identity) è molto più complesso, sottile e determinante nel successo di un’impresa.
Il naming. Trovare il giusto nome per la propria attività prevede già una progettazione complessa poiché al tuo nome verrà associata la tua reputazione professionale, ma anche lo stile di quel nome e della marca visiva che sceglierai la determineranno, e andare fuori fuoco in questi casi, è molto facile.
Lo stile grafico. Le parole hanno suono e forma. Ogni parola varia il suo significato e la sua forza a seconda di come la si veste, un po’ come una parola sussurrata o urlata: MAIUSCOLO, minuscolo, corsivo, light o bold, piccola o grande la parola assume l’identità di marca come logotipo, spesso accompagnata ad una piccola descrizione (slogan o pay-off).
Con Farcita (un progetto molto “avanti” in terra pesarese) provammo a rappresentare un’attività di bottega derivata da uno street food tipicamente inglese, la baked potato, nobilitato però da ingredienti ricercati e ben assortiti in un contesto di self service per coperti e bibite, proprio in zona mare. Il lettering callligrafico derivato da uno stile tipo-grafico molto in voga in Italia negli anni ’40 e ’50 (periodo in cui anche fare insegne era considerato un’arte fondamentale) è sinuoso, elegante ma forte e ben leggibile, mentre il pay-off strizza l’occhio all’aspetto più commerciale. La scelta del nome è venuta dopo un lungo ragionamento che ci ha portato a scegliere di usare la parola che aiuta a descrivere la baked potato in italiano: <È una patata farcita cotta al forno!”. Farcita è una parola breve ed incisiva con un bel sound scandito in 3 tempi: Far/ci/ta. Facile da ricordare e chiara per comprendere o descrivere la storia.
Peccato, poiché il locale ha avuto storia breve, ma le variabili per il successo di un’attività sono diverse e non sempre favorevoli.
Ho lavorato con due famiglie bellissime. Gli Avenanti (terracruda) e i Marcantoni (Conventino di Monteciccardo). Entrambe hanno scelto il progetto di vino come passione, espressione della loro esigenza di dare qualcosa al territorio, cercando di conoscerlo, rispettarlo, raccontarlo innovandolo. Con loro ho anche vissuto un breve periodo con il gruppo dei produttori del Bianchello del Metauro, esperienza davvero illuminante per certi versi.
Trovare il nome di un’azienda (che poi è un’avventura), disegnarne il marchio che dovrà distinguerla, inquadrare l’espressione visiva di un vino tramite un’etichetta è un lavoro di enorme responsabilità, poichè di un vino senti i sapori, ma anche le storie ed i paesaggi che lo generano.
Non puoi raccontare un vino senza conoscere la storia dei suoi luoghi. Lavorando con queste due cantine ho trovato persone, espressioni e percorsi che sono linfa per i miei magazzini e quindi per il mio lavoro di contastorie.
Se volete scegliere un’esperienza, provate i loro vini.
Cin!
Pesaro è una città piena di sorprese. Katj è stata una di queste. Avete presente una bottega di Pasta fresca? Quelle dove ci sono “le razdore” che smattarellano dalla mattina alla sera e fanno i tortellini a mano uno identico all’altro? Ecco. Ma in più i prodotti di Katj sono senza glutine. Gourmet e senza glutine.
Con il Garage Creative Studio curammo logo, pattern, packaging, fotografie e catalogo.
Grazie alla relazione con Officine Creative Marchigiane, abbiamo stretto una collaborazione con la nascente associazione dei Ristoratori del centro storico della città, con il fine di garantire una comunicazione coordinata per tutti gli eventi che il gruppo organizza con la collaborazione della pro loco locale.
La scelta “di rottura” è un’immagine pulita, evocativa e forse un po’ romantica, in contrasto con la comunicazione dei grandi eventi che la città ospita. La flat illustration trova giustizia in questi utilizzi in cui, il target e la “statura” dell’evento devono essere chiari.
Citroen van type H. Classe 1947. È difficile non innamorarsi di un mezzo del genere. Una linea che ha ampiamente superato la prova del tempo. Moderno, razionale, specifico per l’uso del lavoro “per la strada”. Due posti e tutto lo spazio necessario. Oggi un mezzo che opportunamente riverniciato dà la paga ad altri ben più moderni ed efficienti magari, ma che come identità e riconoscibilità… “che te lo dico affà..”
Quando si è illustratori e appassionati di vecchi trattori non si può evitare la sfida di provare a ridisegnarli. A prescindere dal risultato, il tempo dell’osservazione che un’illustrazione richiede vale già l’investimento di esserci messi. Questo, dunque, un mio modesto omaggio.
Vi consiglio questo sito sui mezzi citroen. Paura.
Metti due matti a Ravarino. Il primo elettricista da capannoni industriali, l’altro tecnico informatico in una multinazionale. Metti che siano appassionati di birra in una terra dove si cresce a tortellini e lambrusco. Metti che gli venga in mente di fare una birra e aprire un locale facendosi consigliare il nome dai compagni di assaggio. Magazzino Grandimenti, credo ne sentirete parlare.
Il video de il Furgoncino è stata la prima esperienza da sceneggiatore. Una piccola prova con un eccellenza del territorio. Ragionato insieme a Stefano Mancini ed Emanuele Barduagni, questa clip è un piccolo omaggio allo spaghetti western, interamente girata nel foglia Valley.
Durso Gelati è una piccola bottega di gelateria artigianale a Pesaro. Nata con il brand in franchising “Puro e Bio” che il suo proprietario non ha esitato ad abbandonare per dare una nuova identità al suo progetto. Follia? Forse. Come far pagare la panna montata. Ma andate ad assaggiare “l’antidepressivo” in barattolo, poi mi direte. Dietro a questo marchio c’è una filosofia, ci sono impegno e ricerca e voglia di innovare. Forse Fabiano D’Urso è un Don Chisciotte, ma fidatevi, abbiamo bisogno di sogni.
art direction + brnd design, Cristiano Andreani
graphic design + technical direction, Lele Barduagni
photo, ToBe phoo