A un metro di distanza.

Stop. Te vòoi bèn …mo’ sta ‘la larga!.

Incredibile come una cosa apparentemente invisibile possa modificare profondamente le nostre abitudini e le nostre priorità. In un momento delicato come questo credo che la comunicazione giochi un ruolo fondamentale, soprattutto quando la si gestisce male. Ci accorgiamo che ciò che ritenevamo scontato diventa un lusso, come toccarsi, abbracciarsi, condividere la stessa aria. Quindi ho provato a sintetizzare così: “Stop. Ti voglio bene, ma stai alla larga!” Un modo pop per prendere le distanze in senso positivo… non per togliersi dalla “lotta” ma per starci con delle regole.

Dai, ce la possiamo fare.

Sberla™

Sberla™ è la nostra (rookie farm inc.) e-bike super-cool. Un omaggio al sogno americano in formato italia anni 70, con le saltafoss che guardavano a loro volta le schwinn americane. Ma per noi è anche molto di più. Innanzi tutto un’autoproduzione che rompa gli schemi della pedalata assistita che oggi vuole mezzi super tecnici (e super costosi) o cineserie da città affidabili come un cane con la rabbia. La “nostra” Sberla è confortevole, assorbe tutti i terreni con impudenza ed è veramente bella. Uno schiaffo in faccia.

Trovarle il nome è stato semplice e la conferma di averlo trovato giusto ce lo ha dato il fatto che negli anni 80 c’era una serie TV mitologica che aveva tra i suoi protagonisti Templeton Peck “faceman” tradotto in italiano come “sberla”, soprannome super azzeccato per il “dandy” dell’ A-TEAM, che non disdegnava completi alla moda ma sapeva essere a suo agio anche in tenuta da guerriglia. Un rubacuori tremendamente efficace anche nei piani più tosti del quintetto. Sberla, una garanzia, ed è per questo che gli ho disegnato un ritratto.

old bike from USA

Grazie Bologna.

#graziebologna

Non ho mai nascosto la mia simpatia per Bologna. Il sound, la cultura emiliana, il gergo e la cadenza, che sono tutti aspetti di un modo di vedere e vivere la vita. Bologna oggi è un simbolo, il risultato del fare oltre al dire. Bologna ha lanciato un messaggio importante, a prescindere dall’idea politica. A volte bisogna scendere in piazza e far capire che da qui, non si passa.

L’attesa.

L’attesa è un momento importante, delicato, in cui bisogna essere pronti, ma fermi, con i muscoli tesi ma con le spalle rilassate. È un lasso di tempo tra la sensazione che qualcosa debba cambiare e la possibilità che questo avvenga con un tuo movimento. Partire senza ansia o pressione. Ma l’attesa è anche quiete, una pausa in cui, pur se con il motore acceso, ci si rilassa di fronte al mare chiedendosi se quel che avverrà debba vedere la tua partecipazione o meno. C’est la vie.

sketch biro + pennarello

Farina.

Farina è la pizzeria di Pesaro. Può sembrare presuntuoso e forse lo è, ma sta di fatto che difficilmente un pesarese non la conosca. Paolo Severi ha investito, fidandosi, su una comunicazione che ha vestito un progetto preciso. Naming, brand, illustrazioni, comunicazione e copy. Una serie di azioni condivise che hanno fatto si che Farina abbia imparato a far parlare di se.

visitate il sito di Farina!

art direction + naming + brand design + illustrations, Cristiano Andreani

graphic design, Lele Barduagni

illustrations, Lele Barduagnifarina01

Like a Bumble bee.

LIKEABUMBLE

Cominciamo a produrre concept per Valvola. Questo è il primo di una lunga serie.

C’è un detto inglese che dice: “aerodynamically, the bumble bee shouldn’t be able to fly, but the bumble bee doesn’t know it so it goes on flyng anyway” Ora, pur sapendo che è un detto, ci piace! Ci piace pensare che ogni tanto si possa essere come il Bombo (Bumble bee) e fare anche ciò che ci dicono essere tecnicamente impossibile.

Un vecchio amico avrebbe detto che ci vuole “l’ignoranza”. Appunto. Perchè a volte serve di provarci, like a bumblee bee, appunto.

Ready.

Chall021

Ieri sera ho visto, per la prima volta con una certa attenzione, Vanishing Point (USA, 1971). Un racconto spietato sulle ossessioni e sull’ineluttabilità del destino che  tu stesso ti sei costruito. L’insidia della routine. L’idea che nulla possa essere cambiato può portare ad una fine spietata, senza sfumature, proprio come nel film, di cui non vi racconto nulla.

Ho tirato a lungo, per il gusto della guida e per il sapore che solo una certa tensione può darti. Un anno fa però, ho ipotizzato che la strada che stavo percorrendo fosse sbagliata… persino pericolosa. Mi sono fermato. Mi sono guardato intorno. Mi sono seduto sul cofano a bordo strada chiedendomi se la corsa avesse ancora un senso.

A Gennaio scrivevo così. Ready. Una nuova avventura lavorativa. Una nuova partenza. Un nuovo gruppo di lavoro. Un rinnovato entusiasmo. Vecchi input con nuove prospettive.  Sono passati sei mesi e posso dire di averci visto giusto. Quella fermata è stata fondamentale. Non erano il cosa o il come ad essere sbagliati. Il perchè era la questione.

cri.

 

ps_ Perchè un challenger r/t? Guardatevi Vanishing Point. Poi sarà tutto più chiaro.